lunedì 2 gennaio 2012

Fantasmi di epidemie e di animali perduti

L'altro giorno alla radio ho sentito che in Cina sarebbe ricomparsa l'aviaria. Naturalmente la prima cosa fatta è stata abbattere diciassettemila polli. Una cifra impressionante, un numero altissimo di vite soppresse. Ma tanto, chi se ne importa, sono soltanto polli, e per di più a rischio. E poi sarebbero morti comunque per finire nelle pance dei cinesi, dunque una notizia così può essere data senza alcuna emozione, se non, forse, una vaga preoccupazione per un'eventuale epidemia tra noi esseri umani.
Tutto ciò mi ha riportato alla mente l'epoca della vacca pazza. Di quei giorni mi sono rimaste impresse le immagini dei roghi dove, in Inghilterra, si bruciavano i corpi delle mucche abbattute. Alte fiamme che si levavano nella notte, come le anime tormentate di quegli infelici animali, ammazzati a migliaia, in quello che mi pareva un vero isterismo collettivo.
Naturalmente non ricordo una parola, né un pensiero, su quelle sventurate creature in quanto esseri viventi.
Al telegiornale sentivo tante cifre, vedevo quei fuochi divampare nella campagna, ogni tanto l'immagine di una mucca malata. Ma nessuno che spendesse una parola sulla sorte di quegli animali. Come fossero, una volta di più, soltanto oggetti difettosi di cui disfarsi. Come fu anni dopo per i polli, quando il fantasma dell'aviaria si diffuse nel mondo, come potrebbe essere oggi, di nuovo. Non valevano e non valgono nulla le vite di questi animali già sventurati, già destinati alla morte per nostra mano.
Una sventura nella sventura per chi è stato tenuto nella prigionia e nello sfruttamento per tutta la sua breve vita.
Ancora una volta, nessuna compassione, nessuna empatia. Nessun senso di colpa per essere stati noi, con il nostro vergognoso sistema di allevamento, con i nostri orribili mangimi, a provocare tutto.
Non ho mai dimenticato quelle fiamme, quel fumo che avvolgeva la campagna, il riferirsi a quegli animali sventurati come a "capi" da abbattere al più presto.
Povere creature inermi e infelici vittime della nostra arroganza, del nostro senso di onnipotenza, in balia della freddezza umana come fragili navi in un mare ostile.

3 commenti:

  1. Splendido post, condivido ogni parola ed ogni emozione.

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  2. Ti ringrazio de spin, è consolante sapere che ci sono altre persone che scelgono di guardare oltre la spessa cortina dell'indifferenza.
    Un saluto

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  3. Ricordo con orrore quelle scene che passarono in tv, durante l'epidemia dell'aviaria, di galline, polli ed altri volatili che venivano ammucchiati come fossero spazzatura - molti ancori vivi - e poi bruciati.
    E altrettanto ricordo l'orrore di vedere quelle mucche tutte tremolanti, nella fase acuta della BSE.
    Una tristezza infinita.
    E l'orrore più grande di tutti è che siamo noi, la specie umana, la causa di tutto ciò. E come provvediamo? Anziché curare quelle povere vittime del nostro sistema di sfruttamento, anziché riflettere sull'esito delle nostre deprecabili azioni volte solo al profitto e fare marcia indietro, li abbattiamo e distruggiamo come fossero "merce avariata".
    Che schifo che mi fa la specie umana, sempre di più.

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